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AMNESIE - STEFANO CAGOL, WE ARE THE FLOOD, a cura di Elisabetta Zerial

Quando:
03/06 - 31/12/2025
- lunedì, martedì, mercoledì, giovedì dalle 9:30 Alle 13:00, dalle 13:30 Alle 18:00
- venerdì, sabato, Domenica dalle 10:00 Alle 13:00, dalle 14:00 Alle 19:00

Dove:
CASA KRAINER
Via Rastello 43
34170 Gorizia (GO)

AMNESIE - STEFANO CAGOL, WE ARE THE FLOOD, a cura di Elisabetta Zerial

L’installazione We Are The Flood di Stefano Cagol si inserisce con straordinaria potenza nella rassegna Amnesie, promossa nel contesto di in occasione di GO!2025 BORDERLESS – European Capital of Culture, esplorando il delicato equilibrio tra memoria e oblio, tra responsabilità e rimozione. Il titolo stesso – Noi siamo il diluvio – è una dichiarazione radicale che chiama in causa direttamente lo spettatore: il diluvio non è un evento naturale inevitabile, ma il risultato delle nostre azioni, dell’accumularsi delle nostre scelte e non-scelte, della nostra incapacità di custodire il passato e di affrontare le crisi del presente.

AMNESIE

un progetto di Zerial Art

Project a cura di Elisabetta Zerial 

GO!2025 Borderless Nova Gorica Gorizia Capitale Europea della Cultura

 

Amnesie per un’intera comunità, due città, due nazioni, con una visione condivisa di riscoprire, reinterpretare e celebrare il patrimonio culturale.

Zerial Art Project presenta la rassegna Amnesie, a cura di Elisabetta Zerial, nell’ambito di GO!2025 – Borderless Nova Gorica Gorizia Capitale Europea della Cultura. Amnesie si sviluppa come progetto diffuso che mette in dialogo dieci artisti contemporanei in quattro luoghi emblematici del territorio transfrontaliero: Casa Krainer, Palazzo Lantieri, Kinemax e Vila Vipolže. Nova Gorica e Gorizia, un tempo divise da un confine politico e ideologico, diventano oggi simbolo di un’Europa senza barriere, attraversata da memorie condivise e traumi collettivi.

Dieci mostre personali site-speci fic — di Stefano Cagol, Nina Carini, Federico Clapis, Massimo Gardone, Andreas Senoner, Desideria Burgio, Andrea Guastavino, Marco Bolognesi, Camilla Marinoni e Marina Moreno — esplorano l’amnesia come condizione fluida dell’esistenza contemporanea: perdita, rimozione, oblio, ma anche spazio fertile per una possibile rigenerazione della memoria. L’amnesia, infatti, non è solo una sottrazione: è un vuoto che può diventare possibilità. A Nova Gorica e Gorizia, città un tempo divise e oggi unite, l’arte si fa ponte tra passato e futuro, tra identità multiple e un sentire comune.

Le architetture della memoria

I luoghi che ospitano Amnesie non sono semplici contenitori, ma vere e proprie architetture della memoria: Casa Krainer, Palazzo Lantieri, Kinemax e Vila Vipolže raccontano storie di convivenze e separazioni, di tracce lasciate dal tempo e di strati ficazioni storiche. Le loro strutture — medievali, rinascimentali o in stile Liberty goriziano — dialogano con le opere, ampli ficando la sospensione, il vuoto e la ricostruzione che l’amnesia porta con sé: ogni stanza, ogni pietra, ogni affresco diventa traccia del passato, pronta a farsi presente attraverso l’arte contemporanea.

Casa Krainer

Conosciuta anche come Casa Sticsa, è un edi ficio simbolo del centro storico di Gorizia, documentato già nel 1769 ma con origini medievali, come testimonia l’antico pozzo in pietra nel cortile interno. All’inizio del Novecento l’architetto Gerolamo Luzzatto ne rinnovò la facciata in raf finato Liberty goriziano per conto di Edoardo Sticsa, fondendo modernità e memoria mitteleuropea. Il nome “Krainer” deriva dalla storica ferramenta di famiglia che operò al piano terra fino al 1912, punto di riferimento per la comunità cittadina. Oggi, sotto la gestione della società ViaRastello43 S.r.l, Casa Krainer è un centro culturale dinamico che ospita eventi, mostre e iniziative dedicate all’artigianato e alla cultura regionale.

La selezione dei cinque artisti per Casa Krainer funziona come un microcosmo del tema Amnesie, perché ciascuno – da una prospettiva diversa – indaga il rapporto tra memoria e oblio, intrecciando linguaggi, materiali e modalità espressive che dialogano con lo spazio storico dell’edificio. Stefano Cagol ci invita a ri flettere sulla responsabilità collettiva: ci spinge a riconoscere che la memoria ambientale e geopolitica non è mai neutra, ma frutto delle nostre scelte. Andrea Guastavino, porta alla luce tracce di un passato bellico che resta frammentato eppure potentissimo: la fragilità del suo ricordo insieme alla sua capacità di testimoniare e connettere. Desideria Burgio con il suo intervento sottolinea come il passato si riaffacci nel presente, insegnandoci che la memoria non è un peso, ma una forza che rinnova. Andreas Senoner introduce la dimensione della rigenerazione: amnesia non come vuoto sterile, ma come “materia prima” di nuove narrazioni, capace di trasformarsi anziché soltanto tramandarsi. Camilla Marinoni completa il ciclo riportando l’attenzione sull’atto rituale del ricordare, quotidiano e poetico, ricordandoci che persino la memoria più fragile può diventare atto di resistenza, ogni giorno.

Insieme, queste cinque mostre riattivano Casa Krainer come spazio vivo di strati ficazioni, dialogando con la storia dell’edi ficio e con le sue molte anime, trasformando l’amnesia in un’occasione di rinascita e di incontro tra passato e futuro.

Le declinazioni di Amnesie

In questa rassegna, l’amnesia si dispiega in quattro ambiti che si sovrappongono e si intersecano. Sul piano storico e geopolitico, l’amnesia agisce come strumento del potere: scegliendo quali eventi tramandare e quali cancellare — guerre mondiali, confini imposti, genocidi o movimenti di resistenza — crea identità frammentate, sospese tra ricordo e oblio. A livello psicologico ed emotivo, è un meccanismo difensivo dell’inconscio: dimenticare per proteggersi dal trauma, ma rischiare di perdere parti di sé, lasciando ferite aperte. Sul fronte ambientale e paesaggistico, abbiamo smarrito la connessione profonda con la natura, il ritmo delle stagioni e i saperi antichi, mentre i paesaggi stessi diventano archivi silenziosi di memorie sommerse — ruderi, siti abbandonati, tracce di un passato che resiste. In fine, nell’ambito degli archivi e dell’identità: chi sei se ti è stato impedito di ricordare da dove vieni? Spesso l’identità si costruisce proprio a partire da ciò che è stato dimenticato o distorto, nel tentativo di ricucire ciò che è stato separato. L’amnesia si manifesta nella dispersione dei documenti e nella cancellazione delle storie, questionando la costruzione del sé quando le radici vengono negate.

Amnesie è un viaggio tra questi linguaggi e territori, un mosaico di visioni che restituisce voce a ciò che è stato silenziato e trasforma il vuoto in spazio di ricostruzione, in un atto poetico di resistenza e rinascita.

AMNESIE - WE ARE THE FLOOD, a cura di Elisabetta Zerial

L’installazione We Are The Flood di Stefano Cagol si inserisce con straordinaria potenza nella rassegna Amnesie, promossa nel contesto di in occasione di GO!2025 BORDERLESS – European Capital of Culture, esplorando il delicato equilibrio tra memoria e oblio, tra responsabilità e rimozione. Il titolo stesso – Noi siamo il diluvio – è una dichiarazione radicale che chiama in causa direttamente lo spettatore: il diluvio non è un evento naturale inevitabile, ma il risultato delle nostre azioni, dell’accumularsi delle nostre scelte e non-scelte, della nostra incapacità di custodire il passato e di affrontare le crisi del presente.

L’opera si muove su due livelli intrecciati: il cambiamento climatico e la geopolitica, due forze apparentemente distinte, ma in realtà connesse da una logica comune di trasformazione, conflitto e perdita. L’acqua, elemento simbolico centrale, è allo stesso tempo una minaccia concreta e un archivio della memoria: scioglie i ghiacciai e innalza i mari, cancellando territori, riscrivendo geografie, costringendo intere popolazioni a migrare; ma è anche il luogo in cui la storia si deposita, dove i confini fisici e mentali si dissolvono, lasciando spazio a una narrazione liquida e mutevole, dif ficile da contenere o archiviare.

Nel contesto di Amnesie, che indaga il ruolo della memoria nella costruzione dell’identità e il rischio della sua cancellazione, We Are The Flood assume una dimensione particolarmente incisiva. Gorizia e Nova Gorica, città attraversate da confini mobili, da strati ficazioni culturali e identità sospese, diventano lo scenario ideale per una ri flessione profonda sul rapporto tra storia, politica e natura. Qui, il diluvio evocato da Cagol non è solo quello legato alla crisi ecologica globale, ma anche quello delle divisioni politiche che hanno segnato il Novecento e continuano a lasciare tracce nei corpi, nei paesaggi, nelle relazioni sociali.

L’opera diventa così una sorta di monumento ef fimero al tempo presente, al suo fragore e alla sua vulnerabilità. Un’opera che non vuole essere rassicurante, ma necessaria: ci mette di fronte a uno specchio in cui siamo costretti a riconoscerci, a misurarci con la responsabilità collettiva del nostro tempo. We Are The Flood non è solo un’opera sulla perdita. È anche un avvertimento e un invito alla consapevolezza. Il diluvio può ancora essere arginato, se scegliamo di ricordare, di agire, di riconoscere il legame profondo tra passato e futuro.

Cagol ci chiede di abbandonare ogni postura di neutralità: non possiamo più considerarci spettatori passivi del cambiamento, né credere che le crisi che ci circondano siano fenomeni lontani da noi. Come le acque che sommergono e poi si ritirano, lasciando dietro di sé un nuovo paesaggio, We Are The Flood ci invita a guardare oltre la perdita, a riscoprire ciò che resta, a scegliere cosa salvare e come. Forse la memoria non è solo un archivio, ma un atto di resistenza. Forse possiamo ancora trattenere ciò che ci definisce, costruire dighe di consapevolezza contro l’oblio, riconoscere il legame inscindibile tra noi e ciò che ci circonda.

L’acqua sale, ma la voce della memoria può ancora farsi sentire, se sapremo ascoltarla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Contatti

Email organizzatore info@zerialartproject.com Telefono dell'organizzatore +39 3517662597

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